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Data center aziendale vs data center in outsourcing: i pro e i contro

Marco Cavadini il 31 mag 18

Le infrastrutture IT giocano un ruolo sempre più fondamentale nel business di questi ultimi anni.

Le aziende sono ormai obbligate a rispondere con l’innovazione e la digitalizzazione ai bisogni di un consumatore sempre più esigente. Ma il mondo delle connessioni digitali, la dematerializzazione dei processi e la creazione di prodotti e servizi personalizzati sono tutte innovazioni che si fondano sui dati.

Raccogliere i dati è un prerequisito, alla base di tutto. Dove e come raccogliere i dati? Ecco una scelta critica, sulla quale non solo l’IT Manager ma persino l’amministrazione delegato di un’impresa deve interrogarsi. La modalità di raccolta e conservazione dei dati impatterà direttamente sulla business continuity dell’azienda, ovvero condizionerà la capacità dell’azienda di utilizzare queste informazioni per generare profitto. Le alternative principali sono due: costruire in proprio il centro di raccolta dati o affidare la gestione dell’infrastruttura all’esterno, appoggiandosi ad un fornitore specializzato. Si parla in questo secondo caso di data center in outsourcing.

 

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Proviamo ad andare nel concreto: quali sono i pro e i contro delle due alternative?

I pro e i contro del data center aziendale

 

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PRO:

  • Un elemento a favore è il maggior controllo sull’infrastruttura. Il luogo in cui vengono raccolti i dati si troverà probabilmente nello stesso luogo dell’azienda. Questo aspetto genera naturalmente più fiducia in persone non addette ai lavori o comunque abituate ad avere tutto “in casa”. Molte piccole aziende ancora oggi percepiscono come un rischio la distanza dal luogo fisico di raccolta dati. Tuttavia, il problema della localizzazione dell’infrastruttura è più un’illusione che un reale problema.
  • Un’azienda che abbia come core business i dati, o comunque necessiti di grandi volumi in termini di storage, potrebbe ritenere più vantaggioso costruire in autonomia l’infrastruttura, riuscendo a sfruttare da sola le economie di scala, senza alcun legame con interlocutori esterni.

CONTRO:

  • Costruire da zero un’infrastruttura di questo tipo significa mettere in cantiere lunghi investimenti, con un impatto notevole sulle spese in conto capitale, da pagare nel corso di decenni.
  • Garantire la business continuity non è un lavoro semplice. Vi saranno accorgimenti tecnologici, di gestione del personale e di sicurezza che è decisamente sconsigliabile gestire in autonomia, specialmente per infrastrutture di piccole dimensioni.
  • Vi sarà una estrema rigidità dell’infrastruttura: aumentare gli spazi di storage richiederà nuovi costi, rilevanti per un’azienda di medie dimensioni.

I pro e i contro dell’outsourcing

PRO:

  • Esternalizzare il proprio data center significa affidarsi a dei professionisti qualificati, che offrono quella tipologia di servizio a molti clienti. Di conseguenza, tutti i costi operativi, dalla tecnologia necessaria al costo dell’energia, dai costi del personale ai costi per la videosorveglianza, saranno suddivisi tra più aziende e si ridurranno notevolmente. Magia delle economie di scala.
  • Le spese in conto capitale subiranno una riduzione consistente: non si tratterà più di programmare un investimento con un orizzonte di 20-25 anni ma di prendere in affitto uno spazio di storage.
  • Il personale IT, spesso difficile da reperire e sottodimensionato, in particolare nelle piccole e medie aziende, verrà “liberato” dall’incombenza di dover gestire l’infrastruttura e potrà dedicarsi al supporto quotidiano al business.
  • Pur non obbligatorio, se consideriamo i migliori colocator sul mercato, questi saranno sicuramente certificati in conformità alla normativa sulla sicurezza (ISO27001 Information Security Management). Un plus per la sicurezza dei propri dati e una garanzia di maggiore affidabilità davanti ai propri clienti

CONTRO:

  • La scelta del fornitore è ovviamente un momento cruciale: affidarsi all’azienda sbagliata può causare dei danni consistenti. Quali sono però gli aspetti da tenere in considerazione? Sicuramente la credibilità dell’azienda fornitrice, ma anche caratteristiche tecniche, quali la vendor neutrality e la capacità di assicurare la continuità operativa. Su questo, vi sono quattro livelli (Tier) di infrastrutture: già i Tier III garantiscono il 99.98% di continuity in un anno.

Va anche aggiunto che, nel caso di soluzioni multi-sito, si può aumentare la sicurezza del data center facendo uso di soluzioni geograficamente distanti e ridondanti. Per ridondanza, in questo settore, si intendono sistemi duplicati che evitano quei punti deboli che provocherebbero un indebolimento dell’intera infrastruttura e aumenterebbero i rischi di perdita delle informazioni.

In sintesi…

Il data center in outsourcing è sicuramente la soluzione vincente per aziende medio-piccole, per le quali i dati non rappresentano il core business. Questa scelta offre infatti maggiore flessibilità e maggiore sicurezza a costi contenuti. Mantenere in casa il proprio data center potrebbe essere una decisione causata più da paure e percezioni sbagliate che da vere e proprie controindicazioni.

Non solo però piccole e medie aziende. Esistono esempi rilevanti di grandi attori internazionali, in particolare grandi banche, che hanno scelto di esternalizzare la propria infrastruttura IT, affidando il servizio a professionisti di alto livello.

 

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Categorie: data center, outsourcing